Il mese scorso durante un caffè virtuale con un collega italiano si parlava di UX, design, Italia, Asia, ma soprattutto di AI. Giustamente orgoglioso mi mostrava un eccellente lavoro di sviluppo di un influencer virtuale e quanto gli ho detto che qui in Asia è una cosa normalissima: shock. Continua a leggere che ti racconto meglio.
Da dove arriva lo shock? (Spoiler: lo avevano già fatto!)
Siamo onesti: ogni italiano fiero della propria creatività ha almeno una volta pensato “questa cosa qui non l’ha mai fatta nessuno!”. Ma immagina la scena: tu, bello rilassato (o bella rilassata) davanti a un laptop, il tuo amico (o la tua amica) che con entusiasmo travolgente fa partire la demo di un avatar AI vestito come una pagina di Vogue. “INFLUENCER VIRTUALE, hai capito?” ti dice. Tu annuisci, fai il check delle emoji carine e pensi: “Bello, ma… davvero pensi sia una rivoluzione?”
Perché qui, in Asia, siamo già oltre. Non si tratta neppure più di qualcosa che fa notizia. È il pane quotidiano di una generazione cresciuta tra app, personaggi digitali e concerti olografici dove le digital star raccolgono più urla dei BTS (ok, forse quasi).

L’influencer AI “umana” AYAYI.
“Vuoi essere il primo o la prima? Guarda il fuso orario”
Scherzi a parte, in Corea del Sud, Giappone e Cina l’influencer virtuale è un mito che vive, lavora, guadagna e, colpo di scena, invecchia anche (nelle versioni più lungimiranti degli script AI). Qui non è solo una trendboard per recruiter creativi, è industria, economia, cultura. E mentre in Italia si brindava al primo influencer AI, in Asia si archiviava il centesimo matrimonio tra personaggi digitali e fan commossi.
La domanda vera è: come mai da noi sembra tutto “breaking news” e qui, invece, l’unico vero hype si accende quando esce l’ennesima collezione unisex di un avatar modaiolo?

La virtual YouTuber sudcoreana Rui conta circa 300,000 iscritti sul suo canale YouTube.
Influencer virtuali: chi sono questi (s)conosciuti?
Un “influencer virtuale” sembra il personaggio di un cartoon Disney messo su Instagram, ma in realtà è qualcosa di più fluido. Sono creature digitali generate da AI o animazione 3D, spesso con bio più intricate di quegli amici che non vedi mai, ma che ti taggano ovunque.
Un giorno modello (o modella), la settimana dopo lead opinionist per brand beauty coreani, oggi coach motivazionali (l’anno prossimo chissà). Possono fare di tutto: live streaming, eventi reali (con pubblico pagante e urla isteriche), fino a diventare ambasciatori di mega-brand di moda e tech che hanno scoperto, spoiler, che gli avatar virtuali sono “scandalo-proof”, sempre freschi, mai stanchi, praticamente sogni di PR.
L’elenco è sofisticato: da Hatsune Miku in Giappone (voce sintetica, coda azzurra e una fanbase in delirio da dieci anni), a Luo Tianyi, star made-in-China che fa sold-out con i concerti virtuali, per arrivare a gruppi K-pop composti SOLO da avatar (vedi K/DA e Aespa).
È uno storytelling infinito, alimentato da intelligenza artificiale, grafica 3D scintillante e, soprattutto, community assetate di novità. La cosa incredibile? Questi personaggi, pur non esistendo, hanno costruito carriere, un merchandise fuori scala e, diciamocelo, spesso più autenticità di tanti colleghi in carne e ossa.

Hatsune Miku (a sinistra) e Luo Tianyi duettano al concerto olografico della BML a Shanghai il 19 luglio 2019. Foto: chinadaily.com.cn.
AI su Tinder: dating & amori surreali
Parlando di autenticità… Esistono app di dating AI dove puoi uscire (virtualmente, of course) con digital idol programmati per flirtare come nemmeno il più cascamorto della tua compagnia. Sì, hai capito bene. In Giappone, LovePlus è stato uno dei primi casi clamorosi: utenti che si fidanzano e sposano! con waifu digitali, con tanto di cerimonia, vestito e promesse davanti a uno schermo gigante.
E no, non è solo commedia nerd. In Corea del Sud e Cina le app di AI dating sono uno spaccato sociologico reale: avatar programmati per rispondere a messaggi, sostenerti nei lunedì da capogiro, persino ricordarti l’anniversario meglio del tuo ex. “Cristallini”, gentili, sempre sul pezzo e sorprendentemente… rassicuranti.
Tutto troppo distopico? Forse. Ma tra alienazione digitale e convenienza del “relationship-as-a-service”, in Asia è un pezzo accettato e persino cool della cultura pop.

Immagine per gentile concessione di Aivana.
Superstar reali? Più come superstar virtuali
Torniamo un attimo ai concerti. Hai presente il delirio da stadio per Vasco? Scordalo: qui si pagano biglietti veri per saltare sotto il palco di uno spettro AI. Con tanto di lightstick, merchandise limited edition e urla di migliaia di fan (veri!), mentre l’ologramma si muove, canta, regala batticuori e, soprattutto, non prende mai una stecca.
La regina indiscussa? Hatsune Miku. Vent’anni e non sentirli, capace di riempire palazzetti su tre continenti, duettare con artisti in carne e ossa e creare coreografie meme-friendly degne dei migliori idol. Dietro di lei una schiera di concorrenti: Luo Tianyi in Cina, regina delle piazze digitali e capace di riempire stadi e far tremare gli TFBoys (i BTS cinesi, per intenderci). In Corea le idol virtuali sono così reali e credibili da chiedere a ChatGPT: “Ma questa è viva o è Midjourney all’ennesima potenza?”.
Il tutto mentre manager tech si sfregano le mani. Niente capricci backstage, niente giorni di malattia e, serissimi, niente scandali social (mettici pure che puoi customizzare look e scandaletti ad hoc, se il buzz serve).

L’influencer AI Mia Zelu diventa virale dopo aver ingannato Instagram con una falsa apparizione a Wimbledon (immagine via web).
Ma come siamo messi in Italia/Europa? (Aiuto!)
E in Italia? Influencer virtuali ce ne sono, sì, spesso versioni un po’ timide di progetti internazionali. Il fenomeno esiste, ma la reazione media oscilla tra il “oddio, Black Mirror!” e il “geniale, la Ferragni ringrazia”. L’utente europeo, abituato ancora a distinguere tra reale e digitale con la linea rossa, guarda i virtual idol con misto di fascinazione e sospetto.
L’Italia soprattutto resta indietro, forse perché qui lo storytelling è DNA puro e l’idea che uno script AI ti “freghi” il lavoro fa sempre un filo paura. Certo, le prime campagne con virtual ambassador iniziano a smuovere le acque, ma siamo lontani dal coinvolgimento, dalla follia “true fan” e dal pragmatismo tech asiatico.
Ogni tanto qualcuno si lamenta: “Ehi, ma così spariranno gli influencer veri!”. No, abbiate fede, ci sarà sempre posto per i drammi su Instagram Stories. Semplicemente ora ci saranno anche concorrenti con pixel più definiti e senza pandoro.
Dietro il trend: soldi, creatività e un pizzico di malinconia
Dietro tutto ciò, c’è un motore potentissimo: il business. In Cina i virtual influencer macinano stipendi milionari, brand globali si contendono la loro faccina iperstilizzata e in Corea una digital idol può diventare volto di campagne beauty, tech, food, tutto.
La creatività? Totale. Tra stylists che lavorano solo per avatar, sound designer impegnati a rendere “umana” la voce di un software e team di sceneggiatori che aggiornano background, biografie e gossip inventati giorno dopo giorno.
Un po’ di malinconia però resta. Che succede a noi, spettatori di carne e ossa, in un mondo dove l’unica cosa “vera” è la reazione che ci portiamo a casa? Forse stare al passo con la creatività orientale ci aiuta a ripensare la nostra idea di entertainment: meno ossessione dell’originalità e più attenzione a quello che funziona davvero, con leggerezza pop e una dose di ironia.

L’influencer sudcoreana AI Rozy conta circa 144,000 follower su Instagram, secondo le recenti statistiche riportate ad agosto 2025.
Virtual Idol: il futuro del K-pop tra perfezione AI e dilemmi umani
Nel vivace mondo degli AI idol, spicca il fenomeno di IITERNITI (ex Eternity), la girl band virtuale sudcoreana che ha debuttato nel 2021 con il singolo “I’m Real”, facendo esplodere il K-pop in una nuova dimensione digitale. Immagina: 11 membri creati con una tecnologia AI così raffinata da sembrare reali, scelti non da agenzie misteriose ma direttamente dai fan con votazioni online. Questo progetto non è solo un avatar sullo schermo, ma un’intera industria che fonde musica, intrattenimento e tecnologia.
Ma con grande potere arrivano… grandi interrogativi. Se da un lato gli AI idol come IITERNITI eliminano i problemi di salute, stress e scandali umani che affliggono spesso le popstar, dall’altro sollevano dubbi importanti: come gestiamo l’etica di artisti che non sono umani? Quali valori stanno dietro le AI? E soprattutto, cosa significa per le star vere vedere colleghi (o colleghe) imperturbabili, sempre perfetti (o perfette) e immortali?
Questo salto nel futuro dell’intrattenimento è una pizza a più gusti. Innovazione da un lato, ma anche una fetta di incertezza e malinconia dall’altro. Il confine tra il reale e il virtuale si dissolve e i fan si trovano a tifare per creature di pixel e algoritmi, mentre l’industria sviluppa nuove strategie per integrare AI compositori e creativi. IITERNITI è il simbolo di un’era dove la creatività si riscrive col codice, ma dove la domanda più umana resta: chi controlla il cuore dietro la macchina?
Il futuro? Più crossover e meno confini
Il confine tra reale e virtuale si fa ogni giorno più sfocato e no, non servono lenti particolari. Che tu sia in Italia a progettare il prossimo influencer AI o sotto palco a fare il tifo per la tua popstar preferita (anche se fatta di pixel), la domanda resta solo una: sei pronto (o pronta) a lasciarti sorprendere?
L’Asia insegna, l’Occidente (ancora) si stupisce. Lo shock del mio collega è stato sincero, ma sotto sotto uno stimolo pazzesco a smettere di pensare “siamo sempre i primi” e a iniziare a osservare meglio. Perché, là fuori, il futuro è già routine. Basta saperlo prendere al volo, possibilmente con un outfit alla moda.
E la prossima volta che vantano “IL PRIMO INFLUENCER AI!”, sorridi: qui è già storia passata, ma wow, che repertorio pop.
Vuoi esempi da approfondire? Ecco qualche nome per partire:
- Hatsune Miku (Giappone): virtual idol iconica dal 2009.
- Imma (Giappone): influencer virtuale nota per look realistico e collaborazioni con brand di moda e beauty.
- Luo Tianyi (Cina): popolarissima in Cina, famosa per performance vocali e sponsorizzazioni di lusso e tecnologia.
- Rozy (Corea): influencer virtuale coreana seguita per social, pubblicità e collaborazioni con brand tecnologici e di lusso.
Prossima tappa? Immaginati a ordinare il caffè a un avatar AI… e magari flirtarci pure, senza più imbarazzo. Moda o normalità? La linea è sottilissima.