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Design per la Generazione Z: Progettare per le Nuove Generazioni

Design per la Generazione Z: Progettare per le Nuove Generazioni

Illustrazione che rappresenta la progettazione del design per la Generazione Z. Una ragazza con lo smartphone e i simboli di like, chat, emoji su sfondo giallo acido.

In questi giorni sto lavorando al design di alcune bibite. L’obiettivo è chiaro: creare qualcosa che parli davvero alle nuove generazioni. Un visual che catturi l’attenzione, colori che trasmettano vibrazioni positive, un’identità che faccia venir voglia di bere ancora prima di assaggiare. E mentre mi immergo tra palette cromatiche, reference visive e nuove tendenze, mi è inevitabile riflettere su una domanda più ampia: cosa significa oggi progettare un design per la Generazione Z?

Non si tratta solo di “piacere” a un target giovane. Si tratta di capire a fondo una generazione che ha riscritto le regole del design, della comunicazione e della cultura visiva. Una generazione che vive di immagini, ma che pretende sostanza. Che è cresciuta online, ma che cerca connessioni reali. Che rifiuta ogni forma di estetica vuota e si lega invece a narrazioni autentiche, inclusive, sostenibili.

Cartone di Banana Milk giallo con illustrazione minimal di una ragazza su un’amaca a forma di banana, testo in coreano e stile grafico vivace.

Un packaging ironico e pop che ho progettato per catturare lo spirito giovane e internazionale della Generazione Z.

Estetica visiva: tra nostalgia e sperimentazione

La Gen Z si muove tra due estremi estetici: la nostalgia degli anni Duemila (Y2K, colori pastello, glitter e grafiche “pixelate”) e la ricerca di autenticità attraverso linguaggi visivi imperfetti, disegnati a mano, destrutturati. È una generazione che riconosce immediatamente il valore di un design curato, ma diffida dei codici troppo patinati, che rimandano a un marketing freddo e tradizionale.

Nel 2024 e 2025 stiamo assistendo a una proliferazione di brand che abbandonano la perfezione grafica per soluzioni più emozionali. L’uso di caratteri tipografici non convenzionali, l’illustrazione come linguaggio identitario e i layout fluidi (a volte volutamente disordinati) sono tutte scelte strategiche che parlano a un pubblico che ha fatto del remix il proprio alfabeto estetico.

Collage di packaging di prodotti alimentari e bevande con colori vivaci e design audaci rivolti alla Generazione Z, tra cui snack asiatici "Omsom", barrette "Byte Bomb", mochi "Wochi Mochi" e bevande seltzer aromatizzate.

Fonte immagine: packworld.com.

Esperienze digitali ibride: il prodotto è anche contenuto

Per la Gen Z, l’esperienza di un prodotto inizia online. Spesso viene scoperto su TikTok, recensito su Instagram o immortalato in un video BeReal. Ciò significa che il design deve funzionare sia sullo scaffale che nello schermo di uno smartphone. Un buon progetto visivo oggi deve essere mobile-native, scalabile, riconoscibile anche in una micro-anteprima su un feed affollato.

Nel 2024 Coca-Cola Creations ha proposto una serie di lattine interattive, attivabili tramite AR, che hanno trasformato il packaging in un portale narrativo. Questo tipo di sperimentazioni digitali non sono più iniziative da pionieri: sono strumenti fondamentali per generare engagement.

Immagine di una lattina di Coca-Cola Byte Limited Edition Zero Zuccheri con design per la Generazione Z a pixel su sfondo viola con griglia e cubi colorati. Il logo Coca-Cola Creations è in alto a sinistra.

Design per la Generazione Z: Inclusione, rappresentazione e autenticità

Una delle caratteristiche fondamentali della Gen Z è la richiesta di autenticità. Questo non significa semplicemente “essere veri”, ma mostrare con coerenza i propri valori. Un design che non rappresenta la diversità reale viene immediatamente percepito come artificiale.

L’inclusione visiva, oggi, passa attraverso la scelta di testimonial, illustrazioni che rappresentano corpi diversi, identità di genere fluide, esperienze vissute. Ma non solo, anche il tono e l’interfaccia devono riflettere una cultura accessibile e accogliente. Progettare oggi significa anche chiedersi chi si sente rappresentato e chi viene escluso dal nostro immaginario visivo.

Benessere mentale: un’estetica che conforta

Un tema emerso con forza negli ultimi anni è la salute mentale. La Gen Z è la generazione che ne parla apertamente, che la normalizza e che si aspetta che i brand facciano lo stesso. Questo ha un impatto diretto anche sul design.

Molti brand – dalla cosmetica alla beverage industry – stanno scegliendo un’estetica più soft, con palette rilassanti, messaggi empatici, elementi visivi che evocano calma, cura, pausa. Nel 2024, il packaging è diventato uno spazio emotivo: una frase rassicurante, una texture vellutata, una grafica che invita a respirare sono strumenti di connessione.

Collage di quattro immagini che mostrano packaging di prodotti alimentari e cosmetici con design audace e colori vivaci. Sono presenti lattine di bevande frizzanti, confezioni di patch per brufoli, bottiglie di olio d'oliva e altri prodotti alimentari, tutti caratterizzati da uno stile moderno e accattivante.

Fonte immagine: packworld.com.

Sostenibilità visiva e reale

La Gen Z è anche profondamente attenta alla sostenibilità. Non si accontenta di claim generici come “eco-friendly”, ma cerca trasparenza, tracciabilità e coerenza.

Nel design questo si traduce in materiali riciclati o compostabili, ma anche in una comunicazione chiara e diretta: etichette leggibili, infografiche intuitive, elementi visivi che esplicitano l’impatto ambientale. Un esempio notevole è CanO Water, che ha costruito un’intera narrativa visiva sulla semplicità e la circolarità dell’alluminio.

Convergenza tra cultura e consumo

La Gen Z è la prima generazione che acquista non solo prodotti, ma valori culturali. Le collaborazioni tra brand e artisti, musicisti o creator non sono solo campagne pubblicitarie: sono manifestazioni visive di un sistema di appartenenze.

I brand che funzionano oggi, sono quelli che sanno entrare nella cultura popolare senza sembrare intrusi. Il design gioca un importante in questa integrazione: copertine animate, grafiche co-create con la community, limited edition che diventano contenuto condivisibile.

Screenshot di due schermi dell'app Spark. Il primo mostra la gestione degli abbonamenti con un esempio di abbonamento a Netflix, il secondo illustra le iniziative del mese della Terra con sfide a zero rifiuti e programmi di educazione ambientale.

Fonte immagine: pragmaticcoders.com.

Il fenomeno Badalada: energia visiva e viralità spontanea

Non è una parola con un significato fisso, ma per la Generazione Z può assumere diverse sfumature, tutte legate a un messaggio comune: usa la tua voce, rivendica ciò che senti giusto e sii autentica in un mondo iperconnesso. Ama te stessa, davvero.

Diventare la versione migliore di sé stesse e costruire legami veri tra donne: questo sembra essere lo spirito di Badalada. Più che una semplice moda, è uno stato d’animo. Il termine, preso dal portoghese, significa letteralmente “rintocco di campana”, richiamando l’idea di un suono che risuona forte e chiaro. Ma dietro questa parola si nasconde molto di più. Badalada è un inno alla sicurezza in sé, alla voglia di vivere e alla libertà di mostrarsi per quello che si è davvero.

Nella cultura giovanile contemporanea, specialmente tra la Gen Z brasiliana, badalada ha assunto un significato più ampio e metaforico: rappresenta chi è “alla moda”, chi risplende con autenticità e coraggio, chi usa la propria voce per affermare la propria identità senza paura del giudizio altrui. È un inno all’autenticità, all’empowerment e alla celebrazione della propria unicità.

Con l’estate che arriva e tutta l’energia che porta, questo mood si diffonde soprattutto grazie ai social e alle influencer che invitano tutte a brillare, dentro e fuori. Nei post e reel vedrete tanto giallo acceso e colori caldi come l’arancione, simboli di vitalità, luce e coraggio. Il messaggio è chiaro: sei il protagonista della tua vita e ti accetti così come sei, senza paura del giudizio altrui.

Ma Badalada non è solo amore per sé stesse, è anche sorellanza. In un mondo in cui molte donne temono il giudizio, Badalada risponde con una nuova narrativa: accettazione radicale, autenticità e supporto reciproco. Dietro tutto questo c’è una campagna social della casa cosmetica brasiliana Sol de Janeiro, che ha trasformato questo termine in un fenomeno virale. Tuttavia, al di là del marketing, resta il cuore della filosofia: la libertà di essere, l’amore per sé e la costruzione di rapporti di rispetto tra donne.

Badalada è una ventata di freschezza in un mondo che ha ancora troppe regole da rompere. E se oggi scegli di indossare un giallo acceso come un’armatura, è perché vuoi brillare — tutte, insieme.

Immagine della campagna Badalada del brand cosmetico brasiliano Sol De Janeiro. La campagna raffigura un ragazzo a torso nudo con il telo da mare giallo sulla spalla con due cofanetti trasparenti Bum Bum Jet Set e una ragazza con t-shirt e cappellino con lo slogan 'You know you wanna badalada'.

Immagine per gentile cortesia di Sol De Janeiro.

La sfida del design per la Gen Z: ascoltare, comunicare, coinvolgere

Progettare per la Generazione Z significa spostarsi su un terreno nuovo: fluido, digitale, emotivo. È necessario un cambio di paradigma che vede il design non più solo come strumento estetico, ma come linguaggio di relazione. Una relazione basata su valori condivisi, consapevolezza visiva e attenzione reale alla complessità delle nuove generazioni.

Nel mio lavoro sul design di bibite, sto cercando di tenere tutto questo in equilibrio: attrarre visivamente, ma anche comunicare un’identità autentica e sostenibile. È una sfida affascinante, perché la Gen Z non si conquista con una bella etichetta. Si conquista parlando la loro lingua, ma soprattutto ascoltando.


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